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I Gran Torino e il loro “Secondo Tempo” per non precipitare nel vuoto che ci circonda

Il revival degli anni Novanta si sta diffondendo a macchia d’olio nella musica italiana, probabilmente come reazione ai suoni più plastici che vanno tanto di moda oggi. La band di Bologna che risponde al nome di Gran Torino in realtà non è l’ultima arrivata in questa ondata di sonorità che si rifanno ai fasti dell’epoca, perché sin dai loro primissimi lavori (con l’album “Albero e Terra”, pubblicato circa sei anni fa) si sono fatti apprezzare proprio per il loro raffinato gusto per l’energia Nineties. Se inizialmente quell’energia e quelle sonorità il duo formato da Daniele Berni (voce e batteria) e Marco Paradisi (chitarre e basso) sottolineava soprattutto le chitarre, con questo loro secondo disco, intitolato “Secondo tempo”, aggiungono dei leggeri ma trascinanti inserti di elettronica, tramite i synth, che danno alla loro musica un tocco non più moderno (perché comunque riferimenti a band come i Subsonica o Virginiana Miller si fa sentire mantenendo alta la bandiera del decennio preferito dai Gran Torino) ma sicuramente più peculiare e ricercato.

Quello che si apprezza principalmente dei Gran Torino è la loro capacità di mostrare la propria identità senza rischiare di esser confusi con gli altri (numerosi) colleghi che suonano lo stesso genere. A renderli così riconoscibili c’è sicuramente la bella voce di Daniele, calda e potente, ma anche la scrittura di Berni e Paradisi, tutt’altro che immediata poiché vivacemente cangiante, tra i cambi di ritmo, la forma canzone piega al volere dell’ispirazione, le melodie eleganti e le armonizzazioni inconsuete. Quel misto di rabbia e dolcezza, di piglio rock e carezze melodiche, sono poi la ciliegina sulla torta di questa band, che si fa davvero “mangiare” più che volentieri, benché vada digerita con calma.

I testi spesso sono criptici ma tra le parole traspare il desiderio dei Gran Torino di guardare soprattutto al mondo delle emozioni e a fotografare piccole scene anziché strutturare lunghi racconti, in questo fortemente affini all’ambiente alternative rock cui si riferiscono.

Coi tempi che corrono, fatti di ascolti fugaci e frivoli, probabilmente questa band non verrà compresa da tutti ma verrà amata intensamente da chi invece ama lasciarsi andare tra le trame di ascolti stratificati e complessi che apparentemente ti stanno cullando e invece ti stanno tenendo in bilico sul precipizio del vuoto del mondo.

MARIA GRAZIA MARZUCCA

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