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Joke addiction, heavy rock ed umiltà!

Joke addiction, heavy rock ed umiltà!

Abbiamo incontrato i Joke Addiction, trio heavy rock siracusano che sicuramente farà parlare di sè. Questa la loro intervista per Aretusea magazine!

Come vi siete conosciuti? Visto che seguendovi vi ho visti sempre in formazioni diverse!

A. “Abbiamo cominciato nel 2011 con i Kebab Addicted, io e Carmelo, prima ci conoscevamo dalle scuole elementari, Carmelo è sempre lo stesso”
C. “Sì è vero! Ci siamo rivisti per caso in sala prove e parlando di musica e gruppi che ascoltavamo decidemmo di creare i Kebab, una cover band dei Velvet Revolver, Slash, Guns’n’roses…”.

Andrea, una domanda per te, qualcuno mi ha detto che prima non cantavi.

A. “Fai conto che ho cominciato a suonare a 16 anni, prendevo la chitarra ed ho fatto un annetto con un insegnante, due anni da autodidatta e successivamente entrai in accademia nella MMI dove lavoro, ho conosciuto Bruno Monello, lui mi ha introdotto nello studio della musica. Ho iniziato a cantare quando abbiamo formato i Kebab, per esigenza più che altro, prima ero solamente chitarrista, qui è difficile trovare un cantante che faccia hard rock, quindi ho provato io!”

Fare questo progetto a Siracusa è problematico?

A. “Pensiamo che questa sia la nostra base, per comporre tutto, ci stiamo dando da fare per suonare fuori, già l’idea è di andarsene, trovare date fuori e tornare qui, Germania, Belgio… è difficile suonare qui il nostro genere, in Italia ed in Sicilia, quando suonammo con Pino Scotto lui stesso ci disse di andare via se volevamo farci una carriera.”

Visto che l’abbiamo già citato, com’è stato aprire il concerto di Pino Scotto?

A. “E’ stata una bella esperienza, davvero interessante, lui è un musicista molto umile ed alla mano ed è diverso da come lo si vede in televisione, li è un po’ personaggio, fa spettacolo, di presenza invece è molto simpatico e tranquillo, abbiamo parlato tutta la serata con lui e ci ha consigliato proprio quello detto poco fa.”
C. “Suonare qui è davvero difficile, ma l’importante è fare musica e non fermarsi mai.”

Simone, com’è suonare con Andrea e Carmelo che suonano insieme già da anni?

S. “Partiamo dal fatto che li conosco entrambi da tempo, avevo già suonato con Andrea come detto prima. Appena mi è arrivata la proposta di Andrea ho accettato subito sia perchè i pezzi del demo mi sono piaciuti molto, sia perchè conoscendo loro due come musicisti sapevo già in cosa sarebbe sfociato il progetto ovvero una band con intenzioni serie che non sarebbe rimasta in zona a fare quattro serate o fare cover ma magari un progetto più lungimirante”.

Facciamo un po’ di chiarezza, quale sfaccettature del genere rock vi rappresenta di più?

A. “Heavy Rock, un po’ più spinto dell’Hard Rock”
C. “Le influenze sono troppe anche gli ascolti, io sono appassionato di Jazz, Blues, Funky.”

Parliamo del vostro primo EP?

C. “Si, abbiamo registrato il nostro primo EP nello studio di Walter Nicastro dei Melissa Swam che ringraziamo, poi abbiamo registrato pure all’MMI collaborando con il progetto MRI un progetto dell’accademia sul recording, Gianluca Astuti, il nostro assistente in studio. Senza il loro sostegno non ce l’avremmo fatta. La nostra demo è composta da 7 pezzi e 9 tracce con un intro abbastanza lungo che ha destabilizzato un po’ gli ascoltatori. Abbiamo fatto qualche copia da distribuire e basta”.
A. “Il singolo registrato in precedenza è stato registrato all’Arsonica con Salvo Minnella, le altre tracce non erano di grande qualità da poter esser mandate a qualcuno, alcune tracce verranno riprese per il disco che sarà qualcosa di più serio, questo era solo un esperimento”.

Sapete già come orientarvi per il prossimo lavoro?

A. “Sì abbiamo fatto qualche modifica, con Elia avevamo un sound molto hard rock, ora siamo più pesantucci”.
C. “Abbiamo altri brani a cui stiamo già lavorando da qualche mesetto”.
A. “Il tempo di definire i nuovi brani e torneremo a registrare”.

Cosa scegliete tra esser dei super tecnici o essere “normali” musicisti?

A. “Sicuramente la tecnica va benissimo ma applicata per far uscire le emozioni, in un certo senso se si basa tutto sulla tecnica diventa fine a se stessa, meglio trovare nuove sonorità”.

Esperienze più importanti che avete fatto?

A. “Sicuramente il moto raduno a Melilli è stata la migliore esperienza, speriamo di trovare altre occasioni di live più coinvolgenti di quelli fatti a Siracusa, sempre stile moto raduno all’Havana Cube. Abbiamo partecipato anche ad alcuni Festival. Contest ne abbiamo fatti ma forse abbiamo capito che non è ambiente per noi”.

Ultima domanda sui vostri testi, c’è una vostra canzone che si chiama “Shit city”, cosa volete comunicare con questa “Città di merda”? Parlate della vostra città? E soprattutto fate qualcosa per cambiare “Shit city”?

A. “Non parliamo di Siracusa ma in generale della società odierna in generale e dei problemi che l’affliggono. E’ il nostro testo più rabbioso, Shit City è una città immaginaria che racchiude le cose peggiori. Sicuramente per migliorare le cose bisognerebbe combattere l’apatia che ci affligge in generale e smettere di lamentarsi, fare qualcosa! Suonare è già un buon inizio, l’importante è non essere inetti”.

Saluti finali?

A. “Tanto rock’n’roll a tutti!”

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“My life is a bad time”

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