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Amor vincit Omnia – Intervista ai Miqrà

Foto band miqrà quattro ragazzi dietro un bancone del bar

“Amor vincit Omnia” è il titolo del prossimo disco dei Miqrà, noi gli abbiamo intervistati in occasione dell’uscita del singolo “La Catastrofe in me”. La band non è una novità per i nostri microfoni e ciò che vi racconteremo (soprattutto i Miqrà) sarà ciò che è cambiato in questi quasi dieci anni. Buona lettura!

Ciao ragazzi, la nostra ultima intervista è datata, quasi 8 anni fa, cos’è cambiato da allora? A livello musicale, personale, formazione, insomma, raccontateci tutto.

Ciao, primi di iniziare mi hai ricordato che l’ultima volta ci presentammo all’intervista con una bottiglia di nero d’Avola. Ecco, di sicuro è cambiata l’accuratezza con la quale selezioniamo i vini, questa di sicuro è stata la crescita maggiore. Otto anni in ambito personale e, di conseguenza, musicale sono un’enormità, per cui è certo che oggi ci presentiamo dinanzi a voi con una consapevolezza maggiore, ad esempio del mercato discografico che ci circonda. Non per questo meno sognatori. Abbiamo qualche capello bianco in più, per chi ancora riesce a conservarli i capelli, però nel frattempo ci siamo accostati a nuovi aspetti della nostra musica, tra cui forse quello che più si nota nel disco è l’universo orchestrale che ci ha permesso di “uscire dal nostro tempo” per ritrovarci a suonare note che vivono uno spazio infinito.


Da otto anni a questa parte sono passati un album, diversi singoli ed adesso un nuovo album ancora, si sente la vostra evoluzione e la vostra maturità, il nuovo disco ed il nuovo singolo “La catastrofe in me” rappresentano al 100% il vostro mood oppure avreste cambiato ancora qualcosa?

Ad un certo punto devi fermarti e decidere che ciò a cui stai lavorando è pronto, che tu sei pronto ad accoglierlo così. Perché ogni giorno che passa noi cambiamo, rischiando di trasformare un lavoro lungo in qualcosa di stucchevole. Però sentivamo di avergli dato l’abito giusto, di averlo vestito nel modo migliore, ci siamo sentiti pronti. Niente da cambiare, il disco è figlio del suo tempo, degli anni impiegati a scriverlo, per cui doveva essere pubblicato così.

Come sono cambiate le vostre influenze musicali e cosa vi ha influenzato maggiormente nel vostro nuovo album?

Credo sia strano da spiegare però, ad onor del vero, ci siamo influenzati a vicenda. Abbiamo messo dentro questo album il nostro trascorso di vita più che musicale, l’idea era di provare a raccontare nel modo più vero ciò che ci circondava, la musica poi è sempre venuta da sé, nel modo più naturale e viscerale possibile.

Raccontateci la scelta del titolo del vostro nuovo album “Amor Vincit Omnia”?

Il titolo in questione, un’espressione latina di Virgilio, poi ripresa in questa forma in un’opera di Caravaggio, è uscito fuori durante una cena in cui si dibatteva su quale titolo dare al disco. Tra un bicchiere e l’altro, ad un certo punto ci siamo resi conto che nei nostri brani era narrato un concetto semplice: l’amore nonostante tutto.

Perché nonostante i giorni bui, nonostante l’orrore che ci circonda quotidianamente, l’unica cosa che sopravvive e che prova a combattere le brutture è l’amore di chi decide che non bisogna arrendersi.

E così, quasi naturalmente, l’idea che “l’amore vince ogni cosa”. E poi, suona bene, “Amor vincit omnia” suona dannatamente bene.

“La Catastrofe in me” parla di dipendenze, come si legge dalle parole di Giovanni, volete approfondire un po’ la tematica?

Esistono delle dipendenze che oserei definire “necessarie”. A chi nella vita non è successo di trovarsi invischiato in qualche forma di dipendenza?! Tra tutte, forse, la più sottovalutata di sempre è quella che ci lega ad altri esseri umani. Bisogna capire da che punto di vista osservarla, perché un sistema che qualcuno definirebbe “parassitario” in realtà potrebbe essere semplicemente di mutuo soccorso. Ecco, senza volerci addentrare nel discorso morale, ci sono dipendenze che possono persino salvarti.


L’ambiente musicale siciliano probabilmente si è evoluto nel corso degli anni, basti pensare ad un Colapesce-Dimartino che hanno realizzato la magia dell’indie che diventa mainstream senza perdersi troppo. Pensate che si ancora possibile ancora anche per altri artisti un cambiamento del genere e per chi? (Ovviamente potete pure autocitarvi)

L’esempio di Colapesce e Dimartino è sicuramente calzante, hanno piegato la legge dei grandi numeri ad uno stile sicuramente non mainstream, forse facilitati pure da un panorama musicale in mutamento che ha permesso tutto ciò, bisogna però che gli si dia atto di questo capolavoro.

Il panorama siciliano è pieno di virtuosi della musica e della scrittura, sicuramente le possibilità di uscita dal “giardino di casa” sono grandi, però bisogna essere realisti e rendersi conto che la via più diretta sono i numeri in streaming perché organizzarsi con la musica live, vista la distanza incolmabile con il resto del Paese (da un punto di vista logistico), è veramente un processo complesso.

Però magari i numeri, i grandi numeri, non sono una necessità primaria per tutti.


La vostra musicale non rispecchia totalmente i canoni della musica commerciale, quest’aspetto non vi preoccupa? A cosa puntate maggiormente da musicisti?

“Per uno così come per mille”, è ciò che ci ripetiamo da sempre prima di un nostro concerto. E non cambia se ne facciamo una questione di approccio al pubblico. Se avessimo voluto catturare l’attenzione di più gente possibile avremmo di certo preso scelte differenti, però ci interessa raccontare la nostra “storia migliore”, quella più vera, quella che ti prende allo stomaco, nella bocca dell’anima.

E se non farà ballare mille persone pazienza, magari ne farà piangere una. Ci vuole molta più fatica a fare questo.

Cosa vi aspettate adesso dal vostro futuro?

Di incrociare quanti più occhi possibili durante i live, perché vogliamo suonarlo questo disco, fino all’ultima goccia di sudore che avremo in corpo.


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Amor Vincit Omnia – 1
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