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The Pepi Band, un rock senza declino.

The Pepi Band, un rock senza declino.

Abbiamo intervistato una delle band che ha fatto la storia del rock a Siracusa. In tour vanno ancora in macchina a 50 km/h, ma di strada ne hanno fatta parecchia e non hanno di certo intenzione di fermarsi… La Pepi Band ci ha raggiunti per un caffè al bar.

 

Pepi Band, la mia prima domanda è: come vi siete conosciuti?

A: Ci siamo conosciuti in più momenti; io (Alessandro Formica) ed Enzo ci conosciamo dal 95′. Lui all’epoca faceva l’obiettore di coscienza ed era appena arrivato a Floridia. Allora avevo una band alla quale serviva un chitarrista, e dopo aver saputo in giro che sapesse suonare bene la chitarra, decidemmo sin da subito di lavorare con lui. Così è iniziata la nostra collaborazione. Un paio di anni dopo si è aggiunto anche Francesco Cantone, con la quale avevo già suonato in passato.

Nel 2005 producete il vostro primo EP. Quali sono state le influenze e le vostre prime esperienze? Qual’é il vostro processo creativo? Come nasce un brano della Pepi Band?

E: Nel 2005, appunto, iniziamo come Pepi Band. Eravamo in tre: io, lui e Marco. Attraverso un processo un po’ travagliato arriviamo a questo primo EP.

Strumentale per quello che ho potuto leggere.

E: Si, solo strumentale, sia perchè non avevamo trovato il cantante, e sia perchè avevamo imboccato la strada del power trio strumentale. In sostanza l’EP fotografa un po’ quel momento nostro. Come hai potuto ascoltare, i brani sono molto lunghi. Questo perchè non ci siamo dovuti concentrare sulla linea vocale, e abbiamo potuto dare più spazio all’armonia. Ovviamente il tutto è stato registrato in casa, tranne la batteria perchè alla fine non avevo intenzione di fare live o di iniziare un certo tipo di percorso!

Il vostro pensiero era quello di mettere un vostro momento in musica?

E: Si, esatto, proprio così.  Pepi Band Pepi Band Pepi Band Pepi Band Pepi Band

Panic, che è il vostro primo album d’esordio, è stato prodotto in collaborazione con Jorge Blengino, che come sappiamo è il Sound Engineer dei Qbeta. Parlatemi un po’ di questa esperienza… 

E: Partiamo dal fatto che siamo molto amici dei Qbeta, ci rispettiamo artisticamente e…

A: Allora, la storia è una. Quello che ha creduto davvero in noi e che ci ha spinti a fare questo CD è stato proprio Salvo Cubeta, Panic in realtà era lui… 🙂

E: Stesso discorso per l’EP! Noi in realtà abbiamo registrato il disco in una giornata…

A: Tutto in otto ore!!

E: Poi Jorge ha fatto un lavoro di missaggio e post-produzione, tra l’altro si è dimostrato uno alla quale piaceva il rock, quindi è stato un piacere lavorare insieme a lui.

Avete nuovi progetti in mente?

E: Per adesso ci stiamo concentrando sull’uscita del nostro nuovo album ” Six Grills in Six Days” che per l’appunto è stato registrato in 6 giorni in un casolare in compagna. Abbiamo approfittato della tranquillità del posto per fare una grigliata al giorno, quindi ci sembrava doveroso intitolare il CD così. Uscirà per la fine di ottobre, e saremo felici di farvelo ascoltare.

Tempo fa, presso la nostra redazione è arrivato un CD che somigliava a Panic, ma non era esattamente lui. Dove è nata l’idea di far suonare i vostri pezzi agli artisti siracusani? Come sono nate le varie collaborazioni?

A: Questa è stata un’esperienza bellissima, perché fondamentalmente la musica è condivisione. Per noi è stato un onore sentire i nostri pezzi riarrangiati da band, da amici nostri; delle volte mi viene quasi da dire che preferisco le loro versioni all’originale.

E: Ti accorgi davvero della qualità delle band che ci sono a Siracusa!

Com’è stato per voi suonare a Siracusa il vostro genere di musica? Avete mai ricevuto critiche?

A: Per certi versi traumatizzante, ma ovviamente parlo per me. Suonare un certo tipo di stile, dove manca un precedente o semplicemente l’abitudine all’ascolto di un certo tipo di suono, non è stato facile.

E: Abbiamo suonato molto in giro, i musicisti ci hanno sostenuto tanto. Qualche critica è pura arrivata, ma credo che questo faccia parte del gioco.

Il mio motto è “restare”. Voi cosa ne pensate?

A:  Io la penso come te, però penso sia anche giusto partire, andare via, e tornare con altre esperienze che arricchiscano te e, una volta tornato, anche casa tua.

Per chiudere, quali sono state le esperienze che più vi hanno emozionato, e che rifareste un’altra volta anche se avete faticato molto?

E: Sicuramente tutto il lavoro fatto per i nostri CD: le collaborazioni, i concerti, le grigliate… Alla fine quando quello che fai ti piace non senti la fatica e non la vedi come una forzatura!

A: Potremmo iniziare da capo, d’altro canto penso che continueremo questo progetto ancora per un po’.

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Nel frattempo il mese scorso è uscito “Six Grills in Six Days

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