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Gli Hoka Hey si raccontano

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In occasione dell’uscita del nuovo singolo “Ninananna” abbiamo intervistato gli Hoka Hey. Questo il risultato della nostra chiacchierata virtuale.

Ciao Hoka Hey, fate una presentazione della band. E’ la prima volta che parliamo di voi, per cui vorremmo sapere tutto, presentatevi!

E: Ciao e grazie per il vostro interesse.

Siamo un semplice duo formato da me, Emidio, che do voce ai miei testi, con il supporto dell’altro preziosissimo elemento, Marcos, musicista e produttore.

Il nostro lavoro consiste nel creare opere musicali “originali” in grado di portare Bellezza e contenuti risveglianti alla coscienza di chi ci ascolta, sempre nel massimo rispetto della Verità e del Bene.

Riteniamo, infatti, che in quest’epoca piuttosto destabilizzante e complessa siano stati perduti i valori primari dell’esistenza, pertanto, gli esseri umani tristemente scivolati nel più assurdo caos, hanno perso la capacità di riconoscere la meraviglia della vita.

La nostra ambiziosa meta è di aiutarli ad uscire dalla meccanicità e dal disordine, per recuperare un po’ di bellezza, di libertà e di gioia.

Che strumenti suonate? Che formazione ha la band? 

M: Io sono il produttore della band, creo le strumentali dei nostri brani  (chitarra, basso, batteria, synth), li registro e insomma…li produco. Emidio si occupa dei contenuti nei nostri testi e di pensare ai cantati. Un duo rock dai confini labili: a volte io consiglio cantati ad Emidio, a volte è lui a dirmi che in quel punto del brano ci starebbe meglio un diverso accordo.
Per i live invece la nostra formazione attuale vede anche un bassista ed un batterista, in futuro forse ci sarà bisogno di un quinto elemento dato che nei nostri brani ci sono spesso synth e rumori ambientali che mi piacerebbe portare dal vivo.  

E: Nella band io canto e, di tanto in tanto, improvviso in acustico qualche assolo di flauto traverso, se sento il desiderio di apportare un valore aggiunto al brano proposto.

Al di fuori della band, suono la chitarra ed altri strumenti, che supportano alcune altre mie attività professionali.

Ritornate a pochi mesi di distanza dall’uscita di «Aria», che differenze ci sono con «Ninnananna» per voi?

E: «Aria» è un brano ispirato principalmente al piano mentale e alla dimensione dei pensieri, delle conoscenze, delle memorie, delle informazioni su cui oggi, viene strutturata quasi completamente la vita delle persone e su cui, a mio avviso, occorrerebbe iniziare a prendere opportune distanze, per recuperare un minimo di libertà espressiva attingendo a piani superiori più vasti e ancora sconosciuti.

«Ninnananna» nasce, invece, dal contatto di un piano emotivo sensibile e estremamente delicato in cui, la maggior parte delle persone, sente di non detenere alcun controllo e che, quindi, lotta per non lasciarsi fagocitare.

Succede, pertanto, che quando si deve fare i conti con le emozioni negative, si tende ad opporre resistenza per tentare di smorzarle o, addirittura, evitare di percepirle.

Atteggiamento spesso inefficace e controproducente che, se venisse sostituito dall’accoglienza e dall’abbandono, permetterebbe alla persona di vivere inedite dimensioni di realtà, sorprendenti e affascinanti, tutte da “scoprire”.

Perchè avete scritto il titolo tuttoattaccato? 

M: Francamente parlando io sono un grande fautore dell’estetica delle cose. Mi piaceva molto di più vederlo attaccato. Emidio è quello che invece riesce a ricavare un senso anche da un sasso, quindi a voi la sua risposta.

E: «Ninnananna», scritto senza spazi e interruzioni, rimanda all’unione, al fluire e allo scivolare delicatamente da una dimensione all’altra proprio come avviene nel passaggio della coscienza che, di notte, si trasferisce dolcemente dallo stato di veglia a quello di sonno.

Abbiamo notato che rispetto ai pezzi precedenti prima di Aria, non ci sono video. Come mai questa scelta? 

M: Per Ninnananna abbiamo fatto un lyric video, grazie a Carlotta Borghesi. Tuttavia il motivo è più pratico che altro. Non abbiamo una produzione tale da permetterci di organizzare per ogni singolo un videoclip, almeno come lo vorremmo fare nelle nostre menti. Per adesso andiamo a braccio, se ci sarà la possibilità faremo un videoclip vero e proprio, altrimenti opteremo per un lyric video. Per quanto riguarda Aria, inoltre, non è detto che più in là non faremo uscire un suo videoclip. Chi lo sa!

E: Si tratta semplicemente di un problema logistico nella gestione di Cronos.

Creare un video “ad hoc” per i nostri brani che auspicano di trasferire stimoli profondi, senza far leva sull’emotività o ripetizioni ipnotiche di banalità, implica un investimento in termini di tempo ed energie, piuttosto importante.

In questo momento, sono molto impegnato anche nella mia professione di counsellor e di divulgatore di principi esoterico-spirituali: devo cercare di mantenere un giusto equilibrio fra i miei numerosi impegni.

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Hoka Hey – 1
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