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Maru Barucco, Ukulele e dolcezza.

Maru Barucco, Ukulele e dolcezza.

Aretusea Magazine non si ferma mai! Siamo stati in compagnia di Maru Barucco e Salvo Cantarella. Siciliani che, ironia della sorte si sono conosciuti a Cremona. Grandi amici e grande complicità artistica. Scopriamo cosa ci hanno raccontato!

Allora Maru,chi sei? Ho saputo cose stranissime su di te.. tipo che tu suonavi Limp Bizkit e cose del genere. Hai dieci minuti per dirmi tutta la tua storia.

“Ho iniziato con i Blink 182, poi Green Day e tutta questa roba punk rock, pop punk, tutto con la chitarra di mio padre, una Gibson diavoletto, mi piaceva quel genere, componevo canzoni in un inglese maccheronico terribile poi come sono passata ai Limp Bizkit non ne ho idea, so solo che ci divertivamo, sempre suonando cover, non ho fatto mai canzoni in inglese portandole in giro. Dai Limp Bizkit sono passata all’Ukulele.”

Sicura? Sapevo di una parentesi bassista.

“Secondo me è stata prima, ho suonato con i 3 a.m. il basso, facevamo pezzi dei System of a Down”.

Pensa che io ti ho conosciuto con un Ukulele in mano, mi viene difficile pensarti diversamente.

“Non potevo continuare con il basso per una questione estetica”.

Perchè questo cambiamento così radicale?

“E’ stato strano perchè in tutto questo c’è stato il trasferimento a Cremona, lì ho cercato altri gruppi ma non sono riuscita ad inserirmi, l’unico gruppo con cui ho potuto suonare sono state le Barbe Magre di Milano, con queste barbette finte incolte, e loro avevano una caratteristica, tutti erano appassionati di Ukulele, per cui è nata questa sorta di quintetto di Ukuleli. Mi son messa lì una settimana a capire come funzionasse questo strumento e subito ho cominciato a comporre. Con loro facevamo molte canzoni in italiano, non ero abituata ma tutto ciò funzionava”.

Com’è stato il passaggio da Siracusa a Cremona? Cosa hai trovato lì di diverso da qui?

“Il sole non esiste, è una palla luminosa nel cielo che vedi qualche volta e questo influisce moltissimo sulle persone, ho avuto molte difficoltà a fare amicizia e tanta difficoltà a relazionarmi con le persone del posto. Cremona è un paesone, fortunatamente ho incontrato Salvo Cantarella davanti scuola e gli ho chiesto: “Ma tu sei Salvo di Solarino?”

S. “Esattamente, lei stava tre scalini giù e mi si presentò davanti con non poco stupore, mi avevano già parlato di una ragazza da Siracusa a Cremona e quindi ero già un po’ preparato all’incontro”.

Che emozione hai provato a trovare “Salvodisolarino” a Cremona?

M. “Inizialmente il suo è stato un po’ una specie di: “E questo ragazzino di quattordici anni chi cazzo è?” Comunque poi ci siamo avvicinati subito, parlavamo solo siciliano a Cremona, è stata un’ancora di salvezza siciliana”.

Diciamo cosa hai fatto a Cremona..

M. “La scuola di liuteria, ovvero la costruzione di strumenti musicali. Cremona è la culla del violino, sono stata tre anni lì a capire come si costruisce uno strumento musicale sopratutto il violino, Cremona è pieno di violini, in qualsiasi posto tu possa andare.”

C’è differenza tra liutaio e musicista?

S. “Esatto, sono più le volte che un liutaio non riesce a suonare gli strumenti che costruisce, che il contrario. La nostra scuola è piena di musicisti falliti, tutti bravissimi ma non tanto da arrivare a fare soldi con la musica, per suonare in orchestre rinomate. Quindi cercano di conoscere a fondo il proprio strumento, è una bella cosa, da un fallimento crei un lavoro ed hai una vittoria, ci sono un sacco di Coreani, Russi, Giapponesi, Americani, la maggior parte tutti Asiatici e tutti bravissimi musicisti e tutti ad imparare quest’arte, tutti bravissimi costruttori”.
M. “Ci insegnano a comunicare con il musicista, tipo, devi sapere quando il musicista ti dice: “Questo strumento ha un suono sabbioso”, ci sono tantissime cose da sapere e tu devi andare a capire tutte le esigenze. Lo strumento ad arco è veramente complesso!”

Torniamo alla tua storia, ti rispecchi sia nel punk rock che nel tuo attuale progetto.

M. “Sì, sono due cose che sembrano andare in due punti completamente diversi ma in realtà è tutta un’evoluzione, ci sono dei brani che pur essendo su un Ukulele hanno un ritmo punk rock, tipo Pueblo, è molto ritmato, andante sul punk”.

Quindi in cosa ti rispecchi?

M. “Non mi pongo nemmeno il problema, faccio quello che mi piace in quel momento, passo da Vivaldi al Punk, c’è questa fissazione nel mondo della musica che nel momento in cui fondi una band deve avere un genere, deve seguirlo! E’ normale perchè da tutto questo derivano le etichette, ma io non ci riesco a rinchiudermi in un solo genere, perchè precludermi la possibilità di scrivere cose migliori? Ci sono dei pezzi che sto ricominciando a scrivere con la chitarra ad esempio”.

Ora partono le domande difficilissime, è uscito il tuo primo EP qualche hanno fa, parlemene un po’.

M. “Si, l’anno scorso è uscito questo EP di cui non siamo pienamente soddisfatti. E’ stata una storia molto strana, infatti conoscemmo una persona che ci disse che aveva il piacere di inserirci online e far girare la nostra roba però chiedendoci i brani stessi l’indomani. Avevamo un giorno di tempo, andammo dall’amico di Salvo, Claudio, a registrare con una fretta inaudita riducendo pure la durata dei brani, tutti i pezzi sono usciti velocissimi, era la prima volta che registravamo. Che ansia. Spero che nel primo cd potremmo rifarci”.

Quindi, lo scopo della tua musica qual è adesso, suonare le tue canzoni a casa o cercare altro, lo dico perchè ho ascoltato i tuoi pezzi e potrebbe starci una chiave molto intima

M. “Sì, alcuni pezzi non li infilerei mai in un cd, ed altri che mi sono sforzata di suonare ai concerti, non lo so onestamente, i primi pezzi che ho cominciato a scrivere con l’Ukulele sono nati solo per divertimento, non ha uno scopo la mia musica. Il primo pezzo che ho scritto era per una mia amica che non mi aveva restituito dei pantaloncini, una canzone per Astor, per quanto possa volergli bene è pur sempre un pupazzetto. E’ nata così ed i pezzi sono nati molto più intimi”.

Salvo, com’è suonare con Maru? Mi sembri un mercenario della musica… (è ironico eh!).

S. “Sì esatto, ci ho visto qualcosa di buono, e per me fu un’ottima occasione per riprendere a suonare. Smisi quando cominciai con la liuteria che ti costringe di stare 14 ore in laboratorio, perciò quando lei cominciò a suonare in giro, lì ho intravisto in lontananza una possibilità di tornare a suonare, quindi sono stato io a propormi, e lei ha subito accettato. Suonare con lei a me piace perchè ci sono degli inframezzi, dove suoniamo tutt’altro e poi torniamo a suonare le nostre cose. Il primo concerto che abbiamo fatto all’Arci a Cremona per me è stata una prova vera e propria ed il pubblico tifava per me. Suonare con Maru è bello, io sono uno che non condivide mai i propri sentimenti ed i propri pensieri su Facebook, eppure una volta ho condiviso uno stato che diceva: “Solo io posso avere la fortuna di suonare con Maru Barucco”, ed è vero! Ha un cervello grande quanto lei stessa, musicalmente ne sa perchè con la musica è cresciuta, molte volte riesco a trovare lo spunto nelle sue idee per fare altre canzoni, quindi in conclusione è un piacere. Per suonare con lei ho cominciato a suonare il tastierino, una cosa proprio assurda.”

Ok, mi hai convinto, non suoni per soldi. Hai scritto pure qualche testo vero?

S. “Sì, Il trucco! Era uno scherzo nato tra me ed il mio coinquilino che me ne combinava di ogni: la spugna in mezzo ai piatti sporchi, secondo lui puliva ma cospargeva solamente sporcizia ai lati del corridoio, poi riusciva a creare una sorta di cornice di polvere ma in mezzo era pulito. . . la sangria nelle bacinelle!!!”
M. “Si ma non solo, Salvo ha scritto pure il sequel, Mario!”
S. “Siamo partiti tre anni fa qui in Sicilia io, Mario, Maru e Moro, abbiamo preso una casa a San Lorenzo e ci siamo presi una settimana per non fare nulla, solo mare. Mario mi ha sempre rubato i filtrini, e da lì è partito il mio pezzo che dice: “Maledetto, tu mi rubi i filtrini, maledetto”. Eravamo proprio in spiaggia quando uscì questa cazzata. E da lì abbiamo deciso di inserirlo in un brano. Mario inserito in questa situazione, inserirà anche lui un pezzo nel prossimo album.”

Maru, adesso tocca a te, com’è suonare con Salvo?

M. “Durante i concerti lo tratto male, ma la verità è che non potrei scegliere nessun altro con cui suonare, nel senso che siamo due persone talmente indipendenti entrambi, ma nel momento in cui abbiamo cominciato a suonare insieme io non risento di una dipendenza da band dove non puoi fare ciò che vuoi veramente. Lui ha sempre buone idee, sia dal punto di vista musicale che altro.”
S. “Me la tengo cara, le porto il gelato fino a casa..”

Ok, ho altre domande. Tu scendi da Cremona e riesci a prendere subito qui serate? Come ti ritrovi qui al tuo ritorno?

M. “Posso risponderti per l’anno scorso, perchè sono tornata ieri da Cremona, ancora ho messo piede qui ma non è successo ancora nulla. Anche perchè con Davide stiamo organizzando cd, video. L’anno scorso è stato fantastico, siamo scesi il 19 o 20 luglio non ricordo. Tornati in macchina dopo una ventina di ore appena, arrivati dovevamo suonare alla Festa della musica a Fontane Bianche dove ti ho conosciuto. Ho trovato questa città molto più viva di quanto l’avevo lasciata, mi ricordo che un giorno in cui avevamo deciso di cercare serate, andammo in Ortigia e camminando tra i vari locali ci fu uno in particolare che ci accolse a braccia aperte, il Moon, in via Roma che ci fece suonare la stessa sera lì. Ogni volta che scendo vorrei fare un sacco di cose, ma che non riesco per questioni di tempo. A Siracusa c’è un senso dell’arte incredibile e puoi notarlo solamente andando via, perchè quando sei via per tanto ti manca quel senso musicale ed artistico, quel senso di vita in generale. E’ necessario dirlo perchè da altre parti non trovi tutto ciò.”

Perchè cammini sempre con un dinosauro, Astor…

M. “Ho dedicato una canzone ad Astor e descrive tutto quello che si deve sapere su di lui, è stato un regalo che mi è stato fatto ed è stato trovato in un mercatino comprato a cinquanta centesimi, lo porto sempre con me perchè è un segno d’affetto, perchè chi me l’ha regalato è una persona che vorrebbe sempre essere presente ai concerti e poi è diventata la mascotte”.

Quando ti ho visto pensavo che facessi cose “allegrette” o “mezze sceme”, invece al concerto al Biblios ho visto una profonda “tristezza” nel senso buono. La mia idea di te è cambiata lì, pensavo che facessi qualche canzoncina scontata ed invece ho visto tutto diversamente ascoltandoti. La domanda è questa: per te cosa rappresenta tutto questo?

M. “Allora.. dato che Cremona era una città molto pesante per me, posso dartela vinta, l’Ukulele è stato un mezzo per restare viva ed allegra. Il fatto di scrivere canzoni sulla malinconia o nostalgia l’ho fatto perchè erano pezzi intimi. Mi stupisce il fatto che con l’Ukulele è sempre così, sembrano sempre tutti pezzi allegri che vertono su cose molto solari. L’Ukulele è uno strumento solare. Suonare canzoni malinconiche con l’Ukuele ti addolcisce un po’ la pillola da inghiottire”.

Questo è lo spazio per i saluti, chi volete salutare?

S. “Volevo salutare mia mamma e basta. Perchè la mia mamma racchiude tutto il resto”.
M. “Ho una lista infinita quindi chiudo così”.

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