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Maione ci racconta “Parola di Franz!”

Una grande esperienza alle spalle, soprattutto con una formazione importane come il Rhapsòdija Trio, tante collaborazioni e una carriera solista che arriva al secondo disco: Maione ci racconta “Parola di Franz!”

Parola di Franz!” è il tuo secondo album: quali sono state le differenze rispetto al tuo esordio?

Be’ forse, e sottolineo forse, il primo cd è più viscerale, il secondo è probabilmente più “ricercato”, ma non ho sacrificato niente direi, della mia spontaneità e personalità.

Come nascono le tue canzoni e da dove prendi i personaggi a proposito dei quali scrivi?

Le mie canzoni nascono dal mio gran bisogno di comunicare. Non mi interessa mostrare quanto sia bravo se sono bravo, o no, francamente non ho niente da dimostrare. Quello che mi interessa di più è raccontare il mondo attraverso i miei occhi, il mio punto di vista, e confrontarmi con quello degli altri. Mi piacerebbe insomma trasferire le mie emozioni al pubblico e raccogliere le sue. I personaggi e i fatti che racconto li prendo dalla strada, dalle cose intorno e dal vissuto che mi scorre dentro, facendo attenzione a non cavalcare nessuna tigre del momento, non sopporto le strumentalizzazioni o peggio ancora le ruffianerie, per non parlare poi delle cose trite e ritrite, banali, mielose o omologate… Sì lo so, ho un carattere così, dico quello che penso.

 

Qual è la canzone del disco alla quale sei più legato?

Potrei risponderti “Tiemp’”, ma solo perché è quella che coinvolge di più chi l’ha ascoltata, forse per l’atmosfera un po’ magica, per i suoni e l’arrangiamento, ma “Tiemp’” è solo una di quelle che mi piace. Le canzoni le crei come figli, poi ognuna se ne va per conto suo per la sua strada. Quella che tu pensi sia la meno riuscita capita che risulti la migliore e viceversa, (chiaramente non è il caso di Tiemp’). Insomma non saprei scegliere una canzone in particolare perché ognuna ha una  storia a sé. Ma se proprio insisti… potrebbe essere , (e sottolineo potrebbe) ,”Parola di Franz!”

Mi ha colpito molto il video di “Sono molto disturbato”: ci vuoi spiegare qualche retroscena?

Sono molto disturbato” come già detto in altre interviste, è un po’ il ritratto dello schiavo moderno, ossia l’uomo contemporaneo, costretto a sottostare a ordini e regole che gli stanno oltremodo strette. L’uomo condannato a una vita mediocre, schiacciato dall’assurdo modello economico, politico e sociale, l’uomo consumatore e consumato. È un brano volutamente ossessivo, per sottolineare appunto l’ossessività di questa vita, priva, sembra, di ogni sbocco futuro. Non è un brano pessimistico, bensì di denuncia, una specie di urlo nella città… 

Per quanto riguarda il video ho avuto l’idea di realizzarlo quando ho approfondito l’amicizia con Luca Lischetti, grande pittore e scultore molto vicino alle mie tematiche. Direi che per me è stato un incontro fortunatissimo. È una persona colta, sensibile e soprattutto umile. Quando ho visto per la prima volta una sua mostra sono rimasto molto impressionato positivamente, l’ho sentito subito in sintonia con me, poi da lì è nata questa collaborazione e ho deciso di realizzare il video con le sue opere. Colgo l’occasione per salutarlo. Ciao Luca.

Sei un musicista molto esperto e hai suonato con tantissimi personaggi importanti. Qual è stata l’esperienza che ti è rimasta di più nel cuore?

Mah, forse è solo un’impressione quella che io sia un musicista molto esperto e non lo dico con falsa modestia. A volte un curriculum (anche se tutto vero) può farti apparire più di quello che sei. Spesso mi capita di non sentirmi all’altezza della situazione, ma capitano anche giornate migliori, ahaha…

Per quanto riguarda le esperienze fatte, mah, tutte in un modo diverso mi hanno lasciato un segno, Antonella Ruggiero, Antonio Albanese e altri, ma posso dire che l’esperienza più entusiasmante sono state le tournée in Europa, Africa e Sudamerica con il Rhapsòdija Trio (di cui sono ancora il chitarrista), insieme alla Compagnia di Teatro Danza Abbondanza / Bertoni. Davvero indimenticabile, (anche perché ebbi quell’ ingaggio quando avevo abbandonato la musica da circa quattro anni…).

 

Qual è la collaborazione che ti manca e che vorresti portare a termine, se potessi scegliere?

Devo essere sincero? Quella con me stesso, live, insieme a un gruppo di almeno sei persone. Ma oggi si è costretti a suonare in due, massimo in tre (chiaramente non mi riferisco ai grandi spazi), e magari con il supporto di una base… Insomma, una cosa triste, ma ce lo chiede l’Europa…

Certo, ci sono anche generi che si possono fare in due o in tre, generi acustici, unplugged, ma come fai a fare un pop / rock / world, senza batteria, “senza” musicisti sul palco, senza sangue!.. Ma dai, hanno rovinato la musica!…

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