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Animarma, gli Stoner di Modena!

Abbiamo recensito “Horus” degli Animarma da Modena, questa la versione di William Voi, tutta per voi! Buona lettura.

Davvero notevole la proposta di questo power-trio modenese.
Si passa dall’alternative rock di matrice britannica al modern rock ma sempre con la giusta melodia e un cantato italiano che a tratti ricorda i primi Malfunk. Gli AnimArma scelgono un titolo altisonante per il loro 3° EP, ovvero Horus, il Dio Falco figlio di Osiride e Iside, denotando un certo amore per la mitologia egizia. Nell’Ade è il perfetto incipit per questo lavoro, un brano tiratissimo e sorretto da un riff tritaossa che a tratti può ricordare i Muse di Origin Of Symmetry. “Conflitto vegetale, confitto animale, conflitto etico-morale, vivere, sopravvivere, nell’Ade” canta “Mik” Forgione con un devastante urlo finale à la Dave Grohl (Monkey Wrench). Ed è proprio questo il tema di Horus, il conflitto, con se stessi, con la natura, col mondo intero. Eccellente il lavoro del basso affidato ad Alessandro Benedetti che sembra avere imparato molto bene la lezione dei bassisti rock moderni, vedi Chris Wolstenholme, evidente soprattutto nella seconda traccia, Il Tunnel Del Dolore. Invisibile è probabilmente il brano più orecchiabile dei 5, con un ritornello alla The Niro, anche se la matrice rock è sempre ben presente. Da segnalare l’intermezzo strumentale poco prima del ritornello finale, davvero ben riuscito. Con Scie Chimiche i 3 ragazzi emiliani alzano ulteriormente il livello della loro proposta musicale. Stiamo parlando del brano-manifesto dell’intero EP. “Lascia perdere la tua tecnofollia, costante malattia” racchiude in sé tutto il senso del conflitto interiore di cui parlavamo precedentemente. Siamo animali in balìa di onde elettromagnetiche che ci controllano senza che noi ce ne rendiamo davvero conto e siamo noi stessi i veri colpevoli della nostra costante malattia fisica e mentale oltre che culturale. La chiusura del lavoro è affidata ad un brano che è una vera e propria invettiva contro la società moderna, nello stile caro ai vecchi CCCP (“Produci, Consuma, Crepa”) con un ritornello in perfetto stile Hyper Music, dove il nostro “Mik” sputa davvero fuori tutta la rabbia perché credere di essere liberi può portare realmente alla pazzia se, come spesso accade, la libertà è solo un miraggio o un prodotto della nostra mente, obnubilata e oppressa da una società che crea macchine piuttosto che individui. E’ proprio vero che l’anima dell’uomo è un’arma a doppio taglio poiché può portare all’esaltazione di sé ed elevare spiritualmente la nostra essenza con un soffio di vento (ànemos), oppure condurci direttamente alla follia e di conseguenza all’autodistruzione. Nonostante le evidenti influenze anglo-americane, gli AnimArma denotano una personalità ben definita, evidente soprattutto nella ricerca dei suoni di basso e chitarra e negli arrangiamenti lineari ma mai banali. Da sottolineare la prova di “Mik” sia per quanto riguarda i testi ma soprattutto per la maturità vocale, non indifferente. Unico appunto, i suoni di batteria, un po’ troppo compressa e in secondo piano rispetto alle chitarre e al basso, ma nel complesso Horus è davvero un ottimo lavoro che scorre via piacevolmente e dimostra di essere un perfetto viatico per il full-lenght che verrà.

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